Il Marazico di Roma compie 60 anni. Tanti auguri a Bruno Conti, uno degli eroi del Mondiale ’82, vinto dall’Italia di Enzo Bearzot a Madrid. Quell’ala scattante, con numeri alla Maradona e alla Zico, che con i colori giallorossi riuscì anche a conquistare uno scudetto nell’anno di grazie 1982/83.
La carriera di Conti avrebbe potuto avere un trofeo in più. E che trofeo. Ma all’Olimpico il Liverpool si impose ai rigori contro i capitolini. Una grande delusione per il popolo romanista e per Bruno Conti, che dal dischetto si farà ipnotizzare da Grobbelaar. Il popolo romanista perdona e il 23 maggio 1991 saluta il suo addio al calcio, gremito e in festa (con qualche lacrima, of course), Il piede sinistro più forte di Roma smette e Conti lancia proprio lo scarpino sinistro agli 80 mila dell’Olimpico, alla sua Curva Sud.
Così parla di Nils Liedholm, l’uomo che lo ha portato a vincere la serie A:
“Io sono sempre stato timido, davanti agli allenatori quasi mi rimpicciolivo, cercavo di trattenere il fiato, di non dare fastidio, di non essere d’impaccio. Non sono mai stato capace di darmi delle arie e spesso in campo quelli più grandi e grossi mi menavano, mi sovrastavano, mi impaurivano. E’ stato Liedholm il primo a farmi il lavaggio del cervello, a farmi capire che il fisico conta sì, ma fino a un certo punto. Io ero innamorato del pallone, avrei dribblato pure i pali della porta. Liedholm mi ha corretto, mi ha rifatto nuovo. Mi ha permesso di debuttare in A contro il Torino il 10 febbraio del 1974”.
E dire che è l’anno dello scudetto della Lazio, quello. Il primo dell’altro lato del Tevere. Lui, intanto, se ne andrà in prestito al Genoa, dove conoscerà Roberto Pruzzo. Insieme, e con Falcao, con Di Bartolomei, con Tancredi regaleranno alla Roma giallorossa qualcosa da ricordare per sempre. Come Bruno Conti, 60 anni, che oggi spegne le candeline e racconta un po’ a tutti cosa vuol dire essere un campione a Roma.
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